di Renato Panzeri
Le chetosi
sono tutte da trattare?
Secondo due ricercatori del Minnesota (DVM Caixeta e DVM Florentino) solo perché una vacca dopo il parto supera la soglia standard generalmente utilizzata per lo screening della chetosi non significa necessariamente che sia malata. Anzi!
Lo screening della chetosi in azienda è diventato una pratica comune. Tipicamente si ottiene misurando i corpi chetonici nel sangue o nelle urine. La soglia diagnostica per assegnare una diagnosi di chetosi (iperchetonemia) è maggiore o uguale a 1,2 mmol/L di beta-idrossibutirrato (BHB) nel sangue o 15 mg/dL di acetoacetato nelle urine. Entrambi i test forniscono risultati in meno di un minuto.
Un altro tipo di analisi indiretta è la misurazione mungitura per mungitura del rapporto dei tassi grasso/proteina nel latte: quando oltrepassa la soglia di 1,4 allora potrebbe essere in atto una chetosi allo stato sub clinico (la famosa SARA)
La chetosi in realtà è un puzzle da risolvere:
Tempestività:
Un protocollo di screening della chetosi dovrebbe essere eseguito entro la prima settimana dopo il parto. È stato dimostrato che la chetosi clinica nella prima settimana di vita riduce significativamente la produzione di latte, compromette l’efficienza riproduttiva e aumenta la probabilità di riforma.
Ma i ricercatori hanno scoperto che entro la seconda settimana dopo il parto, alcune vacche manifesteranno valori elevati (esempio: BHB di 1,7 mmol/L) ma producendo molto ed in costante crescita non si ammaleranno affatto.
Pertanto, un valore elevato nella seconda settimana è molto meno predittivo di un problema che necessita di trattamento.
Altri parametri:
È stato dimostrato che un tempo di ruminazione più lungo è correlato positivamente alla salute e alle prestazioni postpartum. Più elevato è il tempo di ruminazione maggiore è la produzione di latte nel postparto.
Le vacche con tempi di ruminazione prepartum più bassi avevano un rischio maggiore del 18% di ammalarsi nella prima settimana dopo il parto quindi queste vacche dovrebbero essere sottoposte a screening per la chetosi e potenzialmente trattate.
Al contrario non si è riscontrato alcun effetto positivo al trattamento quando le vacche avevano tempi di ruminazione elevati.
Altri i fattori di rischio: lunghezza di asciutta precedente, condizione corporea prima e dopo il parto, sovraffollamento in asciutta, stress termico durante l’asciutta, peso del vitello, difficoltà al parto suggeriscono di trattare la chetosi senza neanche effettuare il test di screening
La chetosi dovrebbe essere vista più come un’istantanea metabolica e una condizione fisiologica delle vacche fresche, piuttosto che come una malattia.
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